martedì 6 novembre 2012

Sistemi elettorali e altre porcate


Negli ultimi mesi c'è un tema che, pur essendo di importanza capitale per gli italiani, è passato un pò sotto silenzio: se ne parla, ma mai con la chiarezza dovuta, quasi en passant
Sto parlando della nuova legge elettorale, o meglio del tentativo di modificare il Porcellum.

Andiamo per ordine: cos'è il Porcellum?
Nel 2005 Roberto Calderoli (Lega Nord) firmò una legge alla quale lui stesso affibbiò l'appellativo di porcata (da cui il soprannome latineggiante) e che nonostante tutto fu votata da Forza Italia, Alleanza Nazionale, Udc e Lega Nord, mentre fu osteggiata da Idv, Ds, Margherita e Rifondazione Comunista.
La legge introdusse un sistema proporzionale corretto con premio di maggioranza ed elezione di più parlamentari contemporaneamente in collegi estesi senza la possibilità di indicare preferenze.

Calma.

Tanto per cominciare, il territorio italiano in occasione delle elezioni viene diviso in collegi, detti anche circoscrizioni: per quelle del Senato c'è un collegio per ogni Regione, infatti secondo la nostra Costituzione esso è eletto a base regionale; per la Camera dei deputati, invece, le Regioni più estese vengono divise in zone più piccole, per cui abbiamo 26 collegi.
Ad ogni collegio viene assegnato un certo numero di seggi, cioè di posti in Parlamento, a seconda del numero degli abitanti presenti in zona: in ogni collegio, dunque, i partiti e/o i movimenti presentano le loro liste, in ognuna delle quali ci saranno i nomi di tanti candidati quanti saranno i seggi disponibili.
Diciamo, per esempio, che alla Puglia sono assegnati 10 seggi: ogni partito presenterà una lista di 10 candidati.

La lista viene detta bloccata quando l'elettore non decide direttamente i candidati che andranno in Parlamento; se invece si ammette il voto di preferenza, accanto al simbolo della lista prescelta l'elettore potrà apporre il nome del candidato che più lo convince.
Per riprendere l'esempio di prima, diciamo che in Puglia si sono presentati tre partiti con tre liste diverse, la A, la B e la C. Se la A prende 40 voti su 100, avrà diritto a 4 seggi. Mettiamo invece che la B e la C prendano 30 voti ognuna: otterranno 3+3 seggi. Se siamo in presenza di una lista bloccata, ad essere scelti saranno i primi quattro nomi della lista (mi riferisco alla A); se l'elettore, invece, ha espresso un voto di preferenza, vince chi ha conquistato più preferenze.

Abbiamo appena considerato un sistema proporzionale puro, dove ad un certa percentuale di voti corrisponde l'esatta percentuale di seggi.
In questo modo, però, si consente l'accesso in Parlamento anche alle minoranze, che pur rappresentando un numero ridotto di elettori, con questo sistema arrivano ad avere un forte peso decisionale e quindi potrebbero insidiare la maggioranza. 
Per favorire la stabilità, quindi, il sistema viene adottato in una forma corretta,  che prevede sostanzialmente due meccanismi: la soglia di sbarramento, cioè una percentuale al di sotto della quale non si ottiene alcun seggio, e il premio di maggioranza, ovvero un numero di seggi in più concessi al partito, movimento o coalizione che siano riusciti ad ottenere la maggioranza.
Sempre considerando l'esempio di prima, mettiamo che in Puglia si sia presentata anche una quarta lista, che chiameremo D, la quale su 100 voti ne ha presi 3. Poiché solitamente la soglia di sbarramento è il 4 o il 5%, la lista D non avrà diritto a nessun seggio e non sarà rappresentata in Parlamento. Potrebbe però promuovere una coalizione con la lista C, nel qual caso riuscirebbe ad ottenerne qualcuno.

Questo dunque il sistema introdotto dal Porcellum.
I problemi da affrontare sono tanti. Tanto per cominciare, ricordiamo che fine ha fatto il governo del centrosinistra eletto nel 2006 per pochi voti: aveva una maggioranza talmente risicata che dopo appena due anni abbiamo dovuto votare di nuovo.
Quello di maggioranza, infatti, è un concetto insidioso se riferito ad un sistema proporzionale. Se noi adottassimo un sistema maggioritario, per il quale chi ha più voti vince, in Parlamento ci andrebbe solo chi ha preso la maggior parte dei voti. 
Se Pippo prende 51 voti (il famoso 50+1) contro Mauro che ne prende 49, Pippo governa il Paese e Mauro fa opposizione.
Per tutelare le minoranze, invece, il nostro sistema proporzionale prevede che, se Pippo prende 40 voti, Mauro 30 e Mimmo altri 30, governano tutti e tre, solo che su 10 sedie gli amici di Pippo ne occuperanno 4, quelli di Mauro 3 e quelli di Mimmo altre 3. Nel momento in cui bisogna prendere una decisione, se Mauro e Mimmo si alleano contro Pippo, quest'ultimo si troverà in minoranza pur rappresentando la maggioranza degli elettori: i suoi 4 amici avranno voglia di sgolarsi, gli altri 6 vinceranno senza sforzo.
Nel primo caso, dunque, Pippo godrà di una maggioranza assoluta; nel secondo, di una maggioranza relativa.

La sentenza n°4071 della Corte Costituzionale, inoltre, ha stabilito che il concetto di premio di maggioranza è incostituzionale, perché si regalano seggi in più a deputati per i quali non ha votato nessuno. 
Napolitano preme da mesi perché si trovi una soluzione a questo problema e minaccia di intervenire attraverso un decreto se i partiti non riusciranno a trovare un accordo.
Il testo dovrebbe essere pronto entro il 13 novembre e già l'11 ottobre scorso abbiamo assistito ad un grande cambiamento: è stata votata una proposta del senatore Malan che, oltre a reintrodurre il voto di preferenza (prima del Porcellum, infatti, agli italiani era permesso esprimerla), stabilisce un premio di maggioranza del 12,5%
PdL, Lega e Udc sono per il si, mentre Idv e Pd hanno votato contro.

Perché tornare al voto di preferenza?
Secondo i politici favorevoli (anche se all'interno dei partiti la polemica infuria) è per andare incontro ai tanti italiani che vorrebbero poter decidere chi mandare in Parlamento e chi no, in modo che se il candidato non dovesse mantenere le sue promesse, il suo elettorato potrebbe evitare di rieleggerlo e limitare i danni.
Stiamo dimenticando, però, che gli stessi corrotti contro i quali vorremmo avere più potere sono stati eletti proprio col sistema delle preferenze: parliamo di Fiorito, Maruccio e Zambetti
Quest'ultimo, poi, ci porta ad un secondo problema: visto che comprare voti oggi è diventata una pratica usuale, chi ci dice che il politico di turno non abbia comprato le sue preferenze dalla mafia
Ancora: quanti saranno quelli che prometteranno trattamenti di favore e posti di lavoro, magari di rilevanza pubblica, a destra e a manca pur di ottenere una base elettorale ampia?

Il punto principale, però, non è quello delle preferenze: se se ne parla tanto è perché si vuole distogliere l'attenzione dalla fregatura principale, cioè il premio di maggioranza molto, troppo basso.
Le ultime elezioni siciliane, infatti, ci hanno confermato un dato preoccupante: il primo partito è quello dell'astensionismo, che sottrae a chiunque la possibilità di avere una vera maggioranza. Gli avversari di Crocetta non hanno fatto altro che ripetergli di avere una maggioranza finta con la quale non sarebbe andato da nessuna parte ed è questa, con le dovute proporzioni, la situazione alla quale va incontro il Paese, visto che nessuno in questo momento ha una base elettorale del 45%, l'unica che permetterebbe di governare in pace.
Facciamo due conti: secondo gli ultimi sondaggi, Pd, Sel e Idv insieme non arrivano che al 35%. Sommando il premio di maggioranza, arriverebbero al 47,5% e dovrebbero chiedere aiuto all'Udc, che però è sempre più lontana. Anche se si riuscisse ad ottenere una megacoalizione per arrivare alla maggioranza assoluta, il Parlamento sarebbe troppo eterogeneo per assicurare una certa stabilità.

Ora, premesso che addirittura il Porcellum assicurava un minimo di 340 seggi alla Camera dei Deputati e il 55% dei seggi al Senato alla coalizione vincente, il fatto che il premio di maggioranza sia stato fissato ad una percentuale ridicola la dice lunga sull'intenzione dei nostri politici di andare al voto.
Quella del 12,5%, infatti, è una percentuale proposta dai partiti che oggi sono in caduta libera nei sondaggi e che quindi hanno paura, qualora si votasse con l'attuale legge elettorale, di perdere gran parte dei seggi alle Camere. La paura è quella di dover lasciare il posto ai candidati del Movimento 5 Stelle e sappiamo quanta simpatia ci sia tra gli schieramenti.
Non dimentichiamo, inoltre, che molti dei deputati che sarebbero portati a lasciare la sedia sarebbero finalmente costretti ad affrontare i procedimenti legali ai quali si sottraggono regolarmente, anche se in questi giorni si parla tanto di limitare l'ingresso in Parlamento ai non condannati: questa gente sa benissimo che, se non si lasciano procedere le indagini, non si può condannare nessuno. 
Altra storia sarebbe se si impedisse l'ingresso agli indagati: chiunque lo proponga deve subire l'appellativo di giustizialista, ormai molto di moda.

Altro piccolo dettaglio: ci stanno terrorizzando sulla possibilità che, con un governo non stabile e senza una buona base elettorale, il nostro spread potrebbe aumentare smisuratamente, rendendo vani gli sforzi fatti fino ad ora.
Poiché però se la proposta elettorale passa non ci sarà alcun modo di evitare l'instabilità in Parlamento, è molto probabile che la maggioranza finisca per appoggiare un nuovo governo Monti, in modo da rassicurare i mercati e i pochi cittadini che ancora si fidano dei tecnici.
Insomma, stanno firmando le carte per il Monti bis.

Due, le obiezioni obbligatorie: Monti è un tecnico che ci è stato imposto per affrontare una situazione di emergenza che non può che essere transitoria, visto che nessuno lo ha eletto e che il mestiere dei politici dovrebbe essere proprio quello di governarci. 
Riconfermando il governo dei tecnici, questi individui si assicurano uno stipendio e uno dei pochi posti di lavoro fissi e ben retribuiti rimasti in Italia senza nemmeno l'incomodo di dover prendere delle decisioni, visto che ovviamente il potere esecutivo rimarrebbe nelle mani di Monti.
In secondo luogo, visto che il centrosinistra è pieno di europeisti che urlano allo scandalo quando si mettono in discussione i principi politici di una Unione per entrare nella quale nessuno ha votato, è strano che nessuno di loro abbia preso in considerazione le leggi europee per le quali non si può cambiare sistema elettorale nell'anno precedente alla fine della legislatura.

Si capisce, il tempo è poco, bisogna correre.
E qualsiasi cosa facciano, ricordatevi che è per il nostro bene.

Ascolto consigliato:


3 commenti:

  1. Il sistema elettorale proporzionale favorisce la rappresentatività a discapito della governabilità. Il sistema maggioritario (a 1 turno-UK o 2 turni-FRA) favorisce la governabilità a discapito della rappresentatività. Essendo il nostro un paese in cui i governi, col proporzionale, duravano in media un anno, dovremmo privilegiare la governabilità introducendo il sistema maggioritario. Dovremmo introdurre un sistema ispirato al doppio turno "alla francese". I collegi che, ad esempio, hanno 10 seggi dovrebbero essere suddivisi in 10 piccoli sotto-collegi, i quali eleggerebbero un solo parlamentare. Dovrebbero essere autorizzati a presentare liste di candidati solo i partiti (e non le coalizioni di partiti o i movimenti), definendo come "partito" un'organizzazione politica dotata di uno statuto (i cui obiettivi non possono essere in contrasto con la Costituzione) e relativo regolamento interno, depositati davanti ad un notaio almeno 6 mesi prima della data di indizione delle elezioni. Le liste dovrebbero contenere solo un nome: infatti il sotto-collegio elegge un solo parlamentare (o un solo senatore). Chi vota il partito X che presenta come candidato Y, sa che, in caso di vittoria, Y prenderà il seggio e rappresenterà in Parlamento il sotto-collegio. Al primo turno tutti i partiti concorrono a parità di condizioni, al fine di definire il loro "peso elettorale"; i primi due partiti, quelli che hanno preso più voti, passano al secondo turno; il candidato che nel secondo turno totalizza più voti si aggiudica il seggio.

    Citato:
    "Altra storia sarebbe se si impedisse l'ingresso agli indagati: chiunque lo proponga deve subire l'appellativo di giustizialista, ormai molto di moda".

    Bisognerebbe sancire la non-candidabilità degli indagati, dei prescritti e dei condannati (anche solo in primo grado): il parlamentare (esercitando il potere legislativo e rappresentando i cittadini) deve essere "al di sopra di ogni sospetto". Un indagato o un condannato in primo grado di giudizio sono, invece, "sulla linea del sospetto". Un prescritto, cioè un colpevole che non va in carcere perchè la sentenza di primo o secondo grado è sopraggiunta oltre il limite temporale della prescrizione del reato, è addirittura "al di sotto della linea del sospetto" perchè riconosciuto colpevole di un reato andato in prescrizione. Questo in un paese normale non sarebbe necessario, sarebbero i partiti spontaneamente ad escludere dalle liste indagati-prescritti-condannati, ma in Italia purtroppo serve una legge! Siamo un paese di straordinaria arretratezza.

    Citato:
    "Insomma, stanno firmando le carte per il Monti bis".

    Esattamente. E un Monti-bis non sarebbe un governo tecnico: i governi tecnici non esistono, tutti i governi sono politici. Il Monti-bis, per qualunque legge, dovrebbe avere una maggioranza politica in Parlamento e dunque sono i partiti (che votano a maggioranza la legge) i veri autori ed ispiratori della legge stessa. Magari l'elettorato italiano (straordinariamente arretrato) potrebbe considerare il solo Monti responsabile di una cattiva legge: forse i partiti politici italiani (straordinariamente arretrati) sperano questo. Ma prima o poi qualcuno aprirà gli occhi e incomincerà a capire le regole del gioco.

    P.S.
    Nei vocabolari della lingua italiana la parola "giustizialismo" non esiste, e quando una parola non esiste, non esiste neanche il concetto che la parola dovrebbe esprimere.

    Carlo Orosei

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  2. Siamo perfettamente d'accordo, non avrei saputo esprimere questi concetti meglio di come hai fatto.
    Solo una annotazione: hai riconosciuto tu stesso che il nostro è un Paese arretrato e mi sembra di capire che anche tu, come me, imputi questo stato di cose alla corruzione dilagante, sia essa sul piano morale o economico. Ora, riconosciuto questo, come mai preferisci pensare ad un sistema maggioritario?
    Mi spiego: in Italia è riuscito a salire al governo uno come Berlusconi, col preciso intento di salvarsi dalle sue vicende giudiziarie. Ci è riuscito perché ha utilizzato un approccio demagogico ai problemi degli italiani, per cui se da una parte si faceva le leggi ad personam, dall'altra diminuiva le tasse e agevolava l'evasione fiscale, portandoci dove sappiamo (ovviamente non è stato il solo, beninteso).
    Da questo punto di vista in Italia non è cambiato nulla: vince il più scaltro, l'onestà è spesso considerata debolezza e non è solo un problema politico, ma prima di tutto sociale. In un sistema maggioritario una persona del genere non avrebbe avuto praticamente nessun ostacolo, invece forse qualcosina l'opposizione l'ha fatta... o meglio, la gente a volte si è attivata e i partiti non hanno potuto ignorarla in tutti i casi.

    Ad ogni modo ti ringrazio per il tuo commento, indispensabile per completare il mio discorso.

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  3. Col maggioritario a doppio turno Berlusconi avrebbe vinto con una maggioranza 100% PDL (senza alleanze con forze estranee, e senza scuse del tipo: "Lega, Udc, Fini mi hanno ricattato, è per questo che ho fallito nel mio progetto"). Dopo 5 anni di governo sarebbe stato visto chiaramente (anche agli occhi degli elettori) come un raccontaballe e sarebbe politicamente finito nel nulla. Le alleanze sono il cancro della democrazia: ti legano le mani coi veti incrociati e ti forniscono una comoda scusa per giustificare i tuoi fallimenti personali. Il maggioritario invece favorisce i governi monocolori: oggi governano i Repubblicani con Bush (che si assume tutte le responsabilità di ciò che fa), domani se Bush non convince il potere passa ai Democratici. Per quanto riguarda i partiti minori, è sufficiente che vincano in un collegio per essere rappresentati in Parlamento. Grillo oggi è il primo partito in Sicilia (e anche in altre regioni) e, col maggioritario, entrerebbe in Parlamento tranquillamente a fare opposizione. Certo i piccolissimi partiti potrebbero non vincere neanche un collegio in una tornata elettorale. Ma alla successiva potrebbero riuscire nell'intento. In Francia, che sembrava dominata dal duopolio gollisti-socialisti, Le Pen dal nulla è riuscito ad avere il 13% dei voti su scala nazionale ed a vincere in molti collegi (con idee xenofobe e discutibili, ma ci è pur sempre riuscito). In Gran Bretagna i liberaldemocratici riescono sempre ad avere un certo numero di seggi, in un quadro dominato da laburisti e conservatori. Io sono contrario al proporzionale perchè un paese che non ha maggioranze e governi solidi è un paese ingestibile e caotico: proprio come l'Italia.

    Carlo Orosei

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